Vivoterapia®
Filtra Stagionalià

Categorie

FRUTTA Mag FRUTTA Mag
Corbezzolo
Fragola
Fragola di bosco
Kiwi
Nespola
Pesca

  Chiudi
+Info FRUTTA- close info FRUTTA

-


Chiudi
VERDURA Mag VERDURA Mag
Agretto
Aloe vera
Amaranto
Asparago
Barbabietola
Bardana
Bietola da costa
Borragine
Carota
Cavolfiore
Cetriolo
Cipolla
Cipollotto
Crescione d'acqua
Finocchio
Finocchio marino
Ortica
Patata
Patata novella
Pomodoro
Rabarbaro
Ravanello
Rucola
Ruta
Salicornia
Santoreggia
Sedano
Sedano rapa
Zucchine

  Chiudi
+Info VERDURA- close info VERDURA
-
Chiudi
SPEZIE Mag SPEZIE Mag
Aglio
Alloro
Aneto
Anice stellato
Cannella
Cardamomo verde
Cerfoglio
Chiodi di garofano
Dragoncello
Erba cipollina
Fieno greco
Melissa
Ombelico di Venere
Pepe nero
Pervinca
Pimento
Prezzemolo
Robbia
Rosmarino
Salvia
Strigolo
Wasabi
Yerba mate

  Chiudi
+Info SPEZIE- close info SPEZIE
-
Chiudi
FRUTTA ESOTICA Mag FRUTTA ESOTICA Mag
Albero del pane
Ananas
Avocado
Bael
Banana
Carambola
Dattero
Maracuja
Pitaya
Platano
Tamarindo

  Chiudi
+Info FRUTTA ESOTICA- close info FRUTTA ESOTICA
-
Chiudi
FUNGHI Mag FUNGHI Mag

  Chiudi
+Info FUNGHI- close info FUNGHI
FUNGHI
 
I funghi compongono quasi un quarto della biomassa terrestre. Hanno bisogno di materie organiche per nutrirsi, svilupparsi e crescere; di conseguenza si trovano ovunque ad esclusione delle terre polari coperte da ghiacci o al di sopra degli 8.000 metri.
 
Anche se può sembrare strano, visto che solitamente vengono associati alla putredine e alla decomposizione, i funghi sono organismi molto puliti, in quanto trasformano la materia organica morta in elementi nutritivi che possono alimentare piante e animali. Senza i funghi la materia non potrebbe disgregarsi e decomporsi e il mondo sarebbe pieno di organismi animali e vegetali morti.
 
Il fungo non è una comune verdura o frutto!
 
La classificazione dei viventi attualmente utilizzata prevede l'esistenza di 5 regni suddivisi in:
 
Monera (Procarioti) che comprende Archibatteri ed Eubatteri
Protista (Protisti, alghe verdi)
Plantae
Funghi
Animalia
 
La classificazione dei funghi è molto complessa ma i gruppi principali (phylum) sono 6.
Chitridiomiceti: funghi acquatici primitivi, caratterizzati dal fatto di produrre gameti mobili falgellati, se ne conoscono circa 1000 specie.
Zigomiceti: formano spore sessuate (zigospore) quando i nuclei, al termine delle due ife, si fondono insieme per formare uno zigote. Un esempio è Rhizopus nigricans, la muffa nera del pane.
Glomeromiceti: creano una relazione simbiotica con le piante (mutualismo) e si riproducono tramite blastospore.
Ascomiceti: il nome deriva dal fatto che le spore (ascospore) sono racchiuse in “sacchi tubulari” chiamati aschi; tra questi il Cordyceps spp.
Basidiomiceti: formano basidiospore organizzate in strutture del corpo fruttifero chiamate basidi. A questo phylum appartengono la maggior parte dei funghi medicinali.
Deuteromiceti: per essi non è stata individuata una fase sessuata, sono in grado di produrre spore e rirpodursi senza un corpo fruttifero (funghi imperfecti). Molti sono responsabili di micosi, tra questi la Candida albicans.
 
I funghi vengono anche suddivisi in microfunghi e macrofunghi.
I microfunghi sono organismi eucarioti, aerobi o anaerobi facoltativi, che si sviluppano per estensione continua con formazioni di ramificazioni cellulari. Sono immobili, le spore sono veicolate dall'aria e possono presentarsi in elementi singoli (lieviti), come colonie filamentose multicellulari (muffe) o in forma alternata in base alle condizioni ambientali (funghi dimorfi).
In natura sono ubiquitari e necessitano substrati organici per la crescita e possono comportarsi da commensali o patogeni.
I macrofunghi sono quelli che vengono raccolti per uso alimentare.
La struttura è caratterizzata da una completa assenza di tessuti differenziati e specializzati e di elementi conduttori. Le cellule, in quanto appartenenti a organismi eucarioti, sono provviste di organelli delimitati da membrane e di un nucleo che racchiude il materiale genetico organizzato in cromosomi.
Sono strutturati in filamenti a loro volta uni o pluricellulari (ife) che vanno a costituire il micelio. La struttura epigea (costituita da gambo e cappello) che noi comunemente chiamiamo fungo è in realtà soltanto la fruttificazione del micelio e viene definita corpo fruttifero. Esso è solo l'organo produttore di spore; mentre il corpo vegetativo del fungo è il micelio che è ipogeo.
Le ife pluricellulari possono essere settate, separate cioè da pareti cellulari che consentono in alcuni casi il passaggio di materiale e, a volte, di organelli tra una cellula e l'altra grazie alla presenza di pori; oppure non settate costituendo un unica cellula plurinucleata.
Come nelle piante anche nei funghi si osserva la presenza, intorno alla membrana, di una rigida parete cellulare costituita però non da cellulosa ma da chitina (componente dell'esoscheletro degli artropodi, il che rende i funghi più vicino agli animali rispetto alle piante).
I polisaccaridi, di cui la chitina fa parte, sono lunghe catene i cui anelli sono molecole di zuccheri e il modo in cui i polisaccaridi si dispongono e si legano insieme determina il tipo di composto che formano. Per questa loro variabilità strutturale hanno un'elevata capacità di trasmettere informazioni biologiche a differenza di aminoacidi o nucleotidi che possono interconnettersi in maniera univoca.
Di conseguenza, questa variabilità nella struttura conferisce ai polisaccaridi la flessibilità necessaria  a instaurare precisi meccanismi regolatori per influire sulle interazioni tra le cellule del corpo umano.
I funghi sono organismi eterotrofi, ovvero non in grado di sintetizzare autonomamente il proprio nutrimento a partire da sostanze organiche (come fanno invece gli organismi autotrofi tramite la fotosintesi clorofilliana). Quindi, per poter vivere, devono assorbire dall'ambiente esterno composti organici complessi presintetizzati da altri organismi e la nutrizione avviene in genere per assorbimento dopo digestione esterna con esoenzimi.
La riproduzione può avvenire per via sessuata (la fusione di due o più nuclei con diverso patrimonio genetico) o asessuata.
Come detto in precedenza il corpo fruttifero è la parte riproduttiva del fungo e produce le spore che escono dalle lamelle (il “tessuto” che si trova al di sotto della cappella) o da appositi pori nel caso dei polipori o dagli “aschi” nel caso degli ascomiceti. Ciò che accomuna tutti i funghi è la quantità enorme di spore che viene prodotta che deve garantire la loro disseminazione nell'ambiente. Unva vescia gigante, per esempio, può produrre 20 triliardi di spore!
Nell'ambiente esterno la germogliazione avviene solitamente in un luogo adatto, ovvero un terreno umido, acido (per la presenza di sali potassici, calcarei e bicarbonati), che non sia né troppo caldo né troppo freddo (temperatura compresa tra i 15 e i 25-28°C) e si trovi vicino ad una sorgente di cibo.
A questo punto la spora produce le ife da cui si originerà il micelio.
Il micelio vive nel suolo o nel legno putrefatto, in modo analogo al sistema radicale della pianta. Può nutrirsi di quasi ogni tipo di substrato organico: terra, legno putrefatto, cibo rimasto troppo a lungo in dispensa.
Il micelio si insinua nel substrato di cui si alimenta e secerne enzimi complessi che disgregano la materia organica in modo che il fungo possa assorbire cibo dal substrato. La ricerca ha dimostrato che tali enzimi agiscono come stimolo alla crescita per le piante vicine degradando la materia organica in modo da far tornare elementi nutritivi importanti al terreno nel quale le piante traggono il proprio alimento. In tal modo, i funghi assicurano nutrimento ad alberi e piante.
I funghi sono essenziali ad una sana crescita delle foreste. Se non sono presenti nel suolo, le piante non possono crescere, non essendo in grado di disgregare e assorbire nutrienti senza il loro aiuto. In sostanza, i funghi sono “guastatori” molecolari: prendono i composti complessi creati dalle piante, come cellulosa, carboidrati e proteine e li disgregano in modo che gli organismi vegetali possono assimilarli. Le piante, al contrario, sono assemblatori molecolari, che prendono composti molto semplici come acqua, azoto e carbonio, e li combinano in forme complesse come proteine, carboidrati e cellulosa.
 
In natura possono comportarsi in tre diversi modi
Saprofitismo: si nutrono di materiale organico appartenente ad organismi morti, vegetali o animali
Parassitismo: assorbono il nutrimento da piante o animali ancora vivi causandone, nel tempo, anche la morte. La morte dell'ospite sarà comunque una sorta di selezione naturale perchè i funghi parassiti attaccano organismi già vecchi, malati o minorati da traumi.
Alcuni sono anche agenti eziologici di patologie che colpiscono l'uomo (Candida albicans o Aspergillus niger).
Simbiosi: vivono a stretto contatto con altri esseri viventi con un coinvolgimento di tipo mutualistico, dal quale entrambe le specie traggono beneficio.
Un esempio dello stretto rapporto fra piante e funghi sono le micorrize che si attaccano alle radici degli alberi spingendosi fino a grandi profondità per raggiungere elementi nutritivi (come gli ormoni vegetali della crescita) che l'albero altrimenti non potrebbe ottenere e farli salire all'interno del tronco. A sua volta l'albero fornisce alle micorrize le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per crescere.
 
In funghi sono in grado di immagazzinare grandi quantità di sostanze nutritive diverse infatti nella composizione troviamo
 proteine: aminoacidi essenziali, i più scarsi sono quelli solforati come metionina e cisteina di cui invece sono ricchi i cereali;
 fibre (polisaccaridi e chitina) che agiscono come spugne per le tossine presenti nell'organismo e in più rallentano l'assorbimento degli zuccheri contribuendo, se assunti a inizio pasto, a ridurre l'indice glicemico degli alimenti.
In particolare tra i polisaccaridi compaiono i betaglucani, una vasta classe di molecole e, quelli fungini sono diversi da quelli che possiamo trovare nell'avena o nel lievito. Il termine betaglucano si riferisce al modo in cui le unità di zucchero sono legate l'una all'altra nella catena dei polisaccaridi. Nel caso dei funghi la prima molecola è legata alla terza e viene definito betaglucano 1-3 e sappiamo che stimolano il sistema immunitario; quasi tutte le piante invece contengono soprattutto betaglucani 1-4. Inoltre troviamo beta-mannani, ciclo-furanie polisaccaridi con legami alfa-glicosidici;
 minerali: potassio, calcio, fosforo, ferro, manganese, zinco, selenio, cromo, rame, molibdeno, boro ed anche magnesio, vanadio (Coprinus spp.) e germanio (Ganoderma);
 vitamine: A, gruppo B, C, precursore della vitamina D, beta-carotene, E, H, K;
 lipidi: mono e trigliceridi, steroli e terpenoidi;
 enzimi: stimolano il metabolismo e favoriscono la flora intestinale che stimola la digestione e la disintossicazione corporea.
 
Gli uomini usano i funghi come medicine da millenni e i più antichi reperti “etno-micologici”, ossia rappresentazioni esplicite dei funghi, risalgono a 7000-9000 anni fa e riguardano le antiche popolazioni del deserto del Sahara. In quest'area sono stati ritrovati dipinti preneolitici che rappresentano scene policromiche di raccolta, adorazione e offerta di funghi a grandi déi mascherati, coperti a loro volta di funghi. Si tratta, inoltre, della prima prova evidente a sostegno della relazione tra i funghi allucinogeni e l'uomo. Le immagini attestano il probabile uso sciamanico dei funghi raffigurandoli con aure elettrificate che delimitano la figura di sciamani danzanti che trascendono il tempo.
 
Secondo recenti stime sulla Terra vivono più di 1.500.000 specie fungine e i funghi commestibili appartengono ad almeno 14.000 specie note, che comunque non superano il 10% del totale.
Assumendo che un 5% di questi funghi abbia un potenziale farmacologico, si deduce che resterebbero almeno 7000 specie sconosciute che potrebbero costituire un beneficio per l'uomo.
 
Molte specie di funghi medicinali sono state utilizzate per migliaia di anni in medicina popolare soprattutto nei paesi orientali, ma ora sono oggetto di studio e ricerca scientifica a livello mondiale in particolare  nelle aree di etnobotanica e medicina.
Il concetto di “funghi medicinali” risale a tempi ben più antichi, gli antichi Egizi li consideravano il cibo dei faraoni e li associavano all'immortalità e per migliaia di anni tutte le popolazioni dell'Asia, Europa dell'est e Russia li hanno apprezzati sia dal punti di vista culinario sia per le loro proprietà medicinali.
I funghi sono stati importanti anche per gli Indiani Americani, in molte culture venivano infatti usati funghi allucinogeni per pratiche medicinali, spirituali e di guarigione; per loro ogni malattia era correlata a un disagio spirituale e per questo motivo andava trattata anche a quel livello. Queste pratiche erano molto antiche ma furono pressoché soppresse con l'avvento degli spagnoli.
 
Ai funghi sono state da sempre attribuite potenzialità che vanno oltre l'azione prettamente fisica; da sempre utilizzati da “sciamani” e “curanderos” per affinare le loro capacità curative, si riteneva aumentassero i livelli di consapevolezza. In oriente si riteneva che l'azione si estendesse a livello psico-emozionale oltre che fisico e a seconda del loro colore o della loro signatura sono stati associati a particolari costituzioni o “logge energetiche” e quindi utilizzati, sulla base di queste caratteristiche, a livello energetico-costituzionale oltre che sulla patologia specifica. Questa metodica fa riferimento alla Medicina Tradizionale Cinese o MTC.
 
I funghi sono stati visti invece sotto una luce diversa in Occidente, in particolare Gran Bretagna, Irlanda e Nord America, probabilmente per il fatto che Greci e Romani antichi non hanno praticamente mai parlato dei funghi in associazione alla salute (l'unica testimonianza è di Dioscoride che nel “De Materia Medica” parla del Fomitopsis officinalis in associazione al trattamento della tubercolosi); sono descritti come difficili da digerire e spesso dannosi per l'organismo.
Inoltre a funghi velenosi sono associate morti leggendarie, tra cui quella dell'imperatore Claudio. Alla loro fama negativa contribuisce il fatto che nel Medioevo i funghi e la medicina popolare sono stati associati al diavolo.
 
In ambito curativo i funghi vengono impiegati sotto forma di decotti nella tradizione medica cinese, per avere un effetto tonico od immunostimolante, o sotto forma di estratti in acqua calda o acqua calda e alcool in occidente.
Recenti ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo del fungo intero permetterebbe di sfruttare al massimo tutte le sue proprietà terapeutiche; s invece si vogliono sfruttare le proprietà enzimatiche è preferibile utilizzare il micelio che è la parte più ricca in assoluto di enzimi.
 
Attualmente in oriente i funghi continuano a godere di grande reputazione e negli ultimi 20 anni l'interesse per i funghi è notevolmente aumentato anche in Occidente, anche se il punto di vista è sicuramente diverso da quello della medicina orientale. La ricerca occidentale si focalizza soprattutto sullo studio delle sostanze contenute nei funghi, sulla loro caratterizzazione biochimica e sulla ricerca di meccanismi d'azione per la necessità di spiegare a livello biochimico-funzionale l'azione fisiologica delle molecole bioattive secondo quelli che sono gli schemi della medicina basata sull'evidenza scientifica.
Questo tipo di approccio ha sicuramente arricchito le conoscenze scientifiche e ha dato la possibilità di fornire spiegazioni; tuttavia rischia di perdere di vista quella che è la vera natura del fungo e del suo utilizzo in un contesto più ampio, che vede la persona nel suo insieme e non come meccanismi fisiologici che funzionano a compatimenti e non comunicano tra loro.
 
Tra la fine del 20° secolo e l'inizio del 21° la produzione dei funghi è cresciuta in modo esponenziale sia per lo sviluppo di nuove e moderne tecnologie sia per la crescita della consapevolezza popolare sulle proprietà nutrizionali e salutari dei funghi.
La produzione mondiale dello Shiitake, per esempio, è cresciuta da 200.000 tonnellate nel 1986 a 3 milioni di tonnellate del 2006.
Nuove branche della scienza stanno sorgendo grazie al riconoscimento delle potenzialità dei funghi. Tra questa la “Micoforestazione”, ossia l'uso dei funghi per sostenere un ecosistema che permetta di preservare le foreste, supportandone la biodiversità e il recupero e il riciclo dei detriti organici, per far si che aumenti in questo modo la velocità di crescita dei nuovi alberi piantati.
Un'altra funzione dei funghi è quella di ritenere acqua nel suolo, riducendo in questo modo il rischio di incendi.
Esperimenti hanno dimostrato che questa capacità di degradazione può essere anche applicata a derivati del petrolio, coloranti, pesticidi, inquinanti industriali che vengono ridotti a molecole semplici non tossiche utilizzabili da batteri, protozoi, insetti, animali e piante e permetterebbe in maniera semplice e poco costosa di ripulire l'ecosistema.
Il fungo è un organismo “interfaccia” in gradi di ripristinare l'equilibrio di un sistema ambientale in seguito ad una catastrofe. Una volta che il micelio permea l'ambiente la ritenzione di umidità viene amplificata, vengono rilasciati nutrienti, attirati insetti e uccelli, i semi vengono distribuiti e il sistema ambientale inizia il recupero.
 
Alcuni scienziati ritengono che la capacità dei funghi di scomporre la materia organica presente in natura sia collegata alle loro proprietà medicinali. I funghi vivono in un ambiente ostile, in mezzo alla putredine e nello stato più inclemente dell'intero ecosistema e incontrano germi patogeni molto più frequentemente di altre forme di vita. Per sopravvivere devono avere funzioni immunitarie sane e attive. Alcuni scienziati ritengono che le proprietà antipatogeniche sviluppate dai funghi come meccanismo di sopravvivenza sono esattamente ciò che li rende tanto preziosi per il sistema immunitario umano e animale.
 
Attività dei funghi
 
1-Stimolano il sistema immunitario grazie alla presenza di betaglucani che vengono assorbiti attraverso le membrane intestinali e terpenoidi.
2-Hanno un effetto benefico sui prebiotici del tratto gastrointestinale e contribuiscono alla proliferazione di batteri sani.
3-Sono adattogeni e aiutano l'organismo a sostenere periodi di stress.
4-Esercitano un'azione importante sulla gestione dei radicali liberi
 
1-I problemi che si presentano nel sistema immunitario possono essere ipoattività, che espone l'organismo a infezioni, tumori o altre malattie; oppure iperattività, che genera allergie e malattie autoimmuni.
In seguito alle ricerche condotte sui funghi medicinali si è scoperto che alcuni sono immunoregolatori, ovvero sono in grado di calmare o attivare il sistema immunitario a seconda delle specifiche circostanze.
Un immunoregolatore innesca la produzione di leucociti quando il sistema immunitario è ipoattivo e ne diminuisce il numero in caso contrario.
I betaglucani agiscono legandosi a specifici recettori di membrana delle cellule del sistema immunitario stimolandone la capacità germicida in quanto, assomigliando alle molecole delle parti cellulari dei batteri, fanno credere all'organismo che sta subendo l'invasione di un batterio.
Questo innesca la risposta, ovvero la stimolazione delle cellule T, anticorpi, macrofagi e altri leucociti.
In particolare i betaglucani stimolano i macrofagi a produrre radicali liberi (che contribuiscono ad uccidere batteri, virus, parassiti e cellule tumorali maligne) e citochine (messaggeri cellulari che avvertono il sistema immunitario dell'attacco e aiutano i macrofagi a fermare la crescita dei tumori e a distruggerli).
In questo modo i betaglucani aiutano l'organismo ad adattarsi a vari stress biologici e ambientali, non pongono ulteriore stress e non causano danni di alcun genere, hanno un'azione aspecifica sostenendo alcuni o tutti i sistemi principali (ormonale, nervoso e immunitario) e favorendo le funzioni regolatrici. Inoltre presentano debole antigenicità ed effetti collaterali minimi o nulli.
Ogni fungo produce un suo betaglucano lievemente diverso dagli altri quindi stimola il sistema immunitario in maniera leggermente diversa.
Gran parte dei betaglucani, inoltre, presenta attività carcinostatica quindi sono in grado di assorbire eventuali sostanze cancerogene e affrettarne l'escrezione dall'intestino per cui i funghi possono avere un importante azione preventiva nei confronti del carcinoma del colon-retto.
 
I terpenoidi stimolano le difese immunitarie, uccidono i germi (virus e batteri), hanno azione antinfiammatoria e forniscono un certo grado di benssere. In particolare in caso di infiammazione il vantaggio dei terpenoidi è che, a differenza di sostanze come il cortisone che inibisce la riposta immunitaria, moderano la reazione del sistema immunitario alle infezioni ma non fino al punto da impedire ai globuli bianchi di fare il loro lavoro.
 
2-Il numero di germi presenti nel tratto gastrointestinale è 10.000 volte maggiore di quello delle cellule del corpo e il 95% di tutte le cellule dell'organismo è costituito dai batteri nell'intestino crasso. Questo insieme è costituito sia da batteri utili (bifidobatteri) sia da batteri nocivi (E.coli) che in situazioni di salute costituiscono un ecosistema in equilibrio che varia da individuo a individuo.
Nel caso in cui, per esempio in seguito all'assunzione di antibiotici, i normali batteri nel tratto intestinale subiscano una riduzione i batteri patogeni prendono il sopravvento con l'insorgenza di malattie.
I prebiotici sono sostanze che favoriscono la crescita di microrganismi buoni e controllano quelli nocivi, inoltre producono vitamine del gruppo B, agevolano l'assorbimento di minerali come calcio e magnesio e assistono il sistema immunitario uccidendo germi patogeni.
I fughi, ricchi di fibre, sono considerati prebiotici e sono superiori ad altri in quanto contengono sostanze antinfiammatorie, immunomodulanti e antimicrobiche (polisaccaridi, terpenoidi e altri metaboliti secondari) che hanno azione diretta sui microrganismi patogeni e non attaccano i batteri benefici del tratto gastro-intestinale.
I funghi stimolano anche una classe di cellule APC (cellule M) residenti nella mucosa intestinale, che hanno il compito di controllare l'accesso dei microrganismi e di presentare al sistema immunitario antigeni e microrganismi con cui sono venuti a contatto per informarlo, attivarlo e allertarlo nei confronti degli invasori.
 
3-Quando il corpo è sotto stress le ghiandole surrenali secernono ormoni, il sistema nervoso simpatico si eccita rapidamente, il cuore batte più in fretta, la pressione sanguigna sale e la quantità di zuccheri nel sangue aumenta. Prolungati periodi di stress possono mettere a dura prova il sistema nervoso e cardiovascolare, alterare la produzione di ormoni e portare a cardiopatie, affaticamento e depressione. L'effetto cumulativo di tutto questo può provocare un indebolimento del sistema immunitario.
Gli adattogeni aiutano il corpo a gestire meglio le situazioni di stress psico-fisico, hanno azione non specifica e supportano i principali sistemi organici, in particolare i sistemi di regolazione (sistema nervoso, immunitario, endocrino e psiche).
 
4-Gli enzimi sono molecole in grado di catalizzare (ossia velocizzare) le reazioni chimiche che consentono la vita (respirazione, digestione, crescita, coagulazione del sangue, riproduzione, detossificazione) ed oggi l'alimentazione, sempre più ricca di cibi trattati, è carente di enzimi il che porta allo sviluppo di varie tipologie di problemi.
I funghi sono in grado di aumentare l'efficienza o la produzione di enzimi già presenti nell'organismo o di fornire enzimi dello stress ossidativo nonché digestivi.
In particolare nei funghi troviamo, anche in dose ponderale, catalasi, glutatione, vitamine C, A ed E, gruppo delle Superossidodismutasi (SOD), laccasi, perossidasi, proteasi.
E' probabile che questa capacità enzimatica e detossificante dei funghi sia legata all'ambiente in cui crescono, che è spesso ostile, ricco di tossine, microrganismi patogeni e radicali liberi da cui devono proteggersi. Per questo motivo la maggior parte delle sostanze con attività antimicrobica e antiossidante si trova nel micelio, la parte a diretto contatto con la terra.
 
TROPISMO ORGANICO DEI FUNGHI
Sistema nervoso: Hericium, Reishi
Apparato rspiratorio: Reishi, Cordyceps, Polyporus
Apparato cardiocircolatorio: Auricularia, Reishi, Cordyceps, Shiitake
Fegato: Reishi, Cordyceps, Shiitake, ABM, Coriolus
Apparato tegumentario: Polyporus, ABM, Maitake, Coprinus
Apparato osteoarticolare: Maitake, Cordyceps, Shiitake, Reishi
Sistema immunitario: Tutti i funghi, Coriolus, ABM, Reishi, Shiitake, Maitake
Sistema linfatico: Polyporus
Apparato muscolare: Cordyceps, Reishi
Apparato endocrino: Reishi, ABM, Cordyceps, Coprinus
Apparato digerente: Hericium, Shiitake, Reishi
Apparato urogenitale: Polyporus, Cordyceps, Auricularia, Reishi

Chiudi
FIORI EDULI Mag FIORI EDULI Mag
Aglio
Aptenia
Arancio
Biancospino
Bocca di leone
Borragine
Buglossa
Calendula
Camomilla
Caprifoglio
Cavolfiore
Cipolla

  Chiudi
+Info FIORI EDULI- close info FIORI EDULI
-
Chiudi
ALGHE Mag ALGHE Mag
Alaria
Arame
Ascofillo
Capelli di mare
Dilsea
Dulse
Fitoplancton
Fucus
Gelido corneo
Hijiki
Kombu
Kombu reale
Laminaria iperborea
Lattuga marina
Limu moui
Litotamnio
Nori
Spaghetti di mare
Wakame

  Chiudi
+Info ALGHE- close info ALGHE

ALGHE

Il mare è una delle più grandi riserve di cibo non ancora esaurite. Data l’attuale crescente preoccupazione per la sovrappopolazione e la scarsità di cibo, proveniente da una terra super sfruttata e sottonutrita, può essere rassicurante sapere ce c’è un generoso raccolto lungo le coste.
Le piante marine sono una delle più antiche forme di vita sulla terra.
Hanno una struttura interna semplice e filtrano l’acqua per catturare tutte le sostanze nutritive che essa veicola, per cui racchiudono minerali e proprietà uniche che di rado si trovano in un medesimo alimento.
A differenza delle piante terrestri, la loro forma è poco diversificata e questa semplice natura è legata al fatto che durante il lungo corso dell’evoluzione ci sono stati cambiamenti relativamente minimi nell’ambiente oceanico.
Le alghe sono composte per il 10% da acqua, per il 70% da materie organiche e per il 20% da materie minerali.
In botanica sono definite vegetali essenzialmente acquatici per la maggior parte costituiti da una grandissima quantità di clorofilla e carotene. Sono prive di radici e vasi linfatici e vivono sia in acque salate sia dolci.
Non possono però essere definite piante, si utilizza infatti il temine “tallo” che indica un organismo vegetale molto semplice e abbastanza uniforme nella sua struttura istologica¨.
In base al tallo viene effettuata un’ulteriore classificazione in archeotallo, nematotallo e cladotallo.
Sono composte da cellule affiancate (proprio come i funghi con i quali si legano per formare licheni), ne consegue che non troveremo né tessuti né organi e quindi tutto il corpo dell’alga non è altro che un agglomerato più o meno definito di cellule come se esse costituissero, anziché dei tessuti come avviene per le piante, esclusivamente delle serie infinite di tasselli perfettamente identici, uniti solo per comodità evolutiva.
La cellula della maggioranza delle alghe presenta gli stessi elementi fondamentali di ogni altra cellula vegetale: membrana, citoplasma e nucleo (fanno eccezione le alghe azzurre che non hanno nucleo).
Il nutrimento viene assorbito attraverso tutta la superficie della pianta direttamente dall’acqua del mare e viene poi trasmutato in composti organici.
Le piante marine però, nonostante l’alto assorbimento di minerali dal mare, generalmente non si impregnano di sostanze inquinanti, come invece fanno i pesci; dove il livello di inquinamento è alto, semplicemente non crescono (il raccolto considerevolmente scarso di alghe nori in alcune acqua costiere del Giappone ne è la riprova).
Le riproduzione avviene attraverso il semplice processo della sporulazione, ciò suggerisce che le piante del mare sono avanzate di poco rispetto all’esser colonie di cellule individuali unite insieme per reciproco beneficio e che non sono quasi cambiate attraverso il lungo corso dell’evoluzione. Sono definite crittogame (dal greco , “a gamìa nascosta”) perché la loro riproduzione avviene mediante organi poco o per nulla visibili ad occhio nudo e che si contrappone al termine fanerogame (dal greco, “a gamìa evidente”) attribuito alle spermatofite che di riproducono mediante organi visibili, ovvero i fiori.

 

 

Nonostante la loro semplice e primitiva natura, si diversificano in un’ampia gamma di grandezze:

  • microalghe: visibili solo al microscopio. Sono chiamate fitoplancton, sono alla base della catena alimentare e rendono possibili tutte le forme di vita più complesse
  • normoalghe: visibili ad occhio nudo e di dimensioni contenute
  • macroalghe: raggiungono dimensioni di svariati metri. Le kelp giganti del Pacifico, per esempio, hanno talli di quasi un metro o più di diametro, con fronde che si estendono per decine di metri e che, quanto a dimensioni, fanno sfigurare le più grosse sequoie giganti.

Tutte le piante di mare contengono clorofilla che consente loro di attuare la fotosintesi clorofilliana, ovvero la trasformazione dell’energia luminosa prodotta dal sole in energia chimica, intrappolandola in molecole altamente energetiche e di legare a strutture organiche il carbonio.
In particolare le alghe assorbono l’anidride carbonica che si trova disciolta nelle acque e la utilizzano per produrre zuccheri, amido e cellulosa, e durante il processo viene emesso ossigeno gassoso.
Le alghe non contengono solo cloroblasti ma anche altri corpuscoli contenenti svariati pigmenti che, oltre a dare il colore alle cellule, permettono alle alghe di sfruttare diversi tipi di radiazioni luminose a seconda dell’habitat in cui vivono e alla profondità.
Attraverso il colore è possibile classificarle in:

  • alghe azzurre (Schizoficee): il cui colore è conferito da un batterio, provengono da acque dolci e costituiscono la classe delle Cyanophyceae composta da circa 400 specie. Sono organismi unicellulari a nucleo diffuso che spesso si riuniscono in agglomerati di colore verde brillante o rosso brunastro. La clorofilla è sempre presente anche se può essere mascherata da altri pigmenti di colore azzurro come la fiocianina, da cui deriva il nome e che conferisce la colorazione blu-verde o verde-bruno. Vivono in ambienti molto poveri di sostanza organica nei quali altri vegetali non riescono a sopravvivere. Sfruttano la luce e sviluppano molto velocemente. Alcune sono in grado di nutrirsi di azoto atmosferico, una capacità che sembra legata ai primi esseri viventi quando l’atmosfera terrestre era costituita da azoto e anidride carbonica con quantitativi limitati di ossigeno. Esperimenti condotti in laboratorio inoltre hanno dimostrato che le alghe azzurre sono capaci di creare un’atmosfera respirabile.

 

  • alghe gialle (Xantoficee): sono alghe unicellulari che vivono sia isolate sia in colonie. Il loro colore deriva da pigmenti di colore giallo (caroteni e fucoxantina) che spesso mascherano la clorofilla. Solitamente vivono a un pH superiore a 7.5
  • alghe verdi (Cloroficee): possono essere sia unicellulari sia pluricellulari, sia isolate che coloniali, in filamenti semplici o ramificati. Il pigmento principale è la clorofilla da cui deriva il colore. Vivono solo in ambienti luminosi, visto che assorbono principalmente le radiazioni rosse che difficilmente riescono a penetrare profondamente nell’acqua. Comprendono più di 5000 specie.

 

  • alghe brune (Feoficee): sono tipicamente marine e sono alghe macroscopiche (anche dette alghe superiori) che presentano spesso un tallo diviso in rizoide, cauloide e filloide, che non sono vere radici, fusto e foglie ma parti che assumono forme simili a quelle tipiche delle piante. Il colore deriva dal pigmento ficoxantina e riescono ad assorbire un po’ tutte le radiazioni e a vivere a profondità variabili.
  • alghe rosse (Rodoficee): sono alghe macroscopiche che possiedono un tallo diviso come le alghe brune e il colore deriva dal pigmento fico eritrina. Principalmente vivono nelle acque profonde del mare e vengono chiamate alghe calcaree per la predisposizione a fissare il carbonato di calcio in formazioni più o meno complesse. Alcune possiedono forme gelatinose come l’agar-agar.

 

Ad ogni classe appartengono migliaia di specie, ma poche sono commestibili. Come i funghi possono essere nocive o addirittura mortali.
Differiscono fra loro, oltre che per il colore, anche per sapore, forma e lunghezza.

Le piante di mare, diversamente dalle loro cugine di terra, crescono più abbondati nelle acque fredde e nelle stagioni invernali più rigide. Le varietà tropicali sono di solito piccole ed isolate, simili all’erba.
Il raccolto in queste acque di solito viene fatto nel tardo inverno o all’inizio della primavera per approfittare dell’abbondante crescita.
Per capire lo stretto legame fra alga e ambiente in cui vive è interessante notare come la kombu proveniente dal Nord America o dall’Europa e quella proveniente dal Giapponese abbiamo caratteristiche diverse, questo perché le acque degli oceani sono diverse; l’Atlantico del Nord infatti è più agitato e dà vita a piante più dure, saporite e ricche di minerali (soprattutto iodio).

Le alghe crescono spontaneamente nei mari ma oltre a questo rifornimento naturale ci sono enormi possibilità di svilupparne la coltivazione anche perché non richiedono un ambiente particolare dato che crescono sia in acque calde sia fredde, sia in quelle salate sia dolci.
Basti pensare ai giapponesi che, negli ultimi secoli, per poter sostenere una popolazione in aumento, a partire da una piccola area di terra coltivata, hanno esteso le loro coltivazioni oltre la linea costiera e nel mare.

Sono state a lungo utilizzate a scopi non alimentari come concime o materiale di base per i vetrai.
Oggi si trovano nella composizione di numerosi piatti pronti (gelato, budini, gelatine) sotto forma di additivi o gelificanti (alginati, carragheen, agar-agar).

I maggiori esportatori di alghe a tutt’oggi sono Giappone e Cina, principalmente per la produzione di nori, che arriva a vari milioni tonnellate all’anno.
I giapponesi consumano regolarmente oltre una ventina di alghe diverse e rappresentano quasi il 20% della loro alimentazione.

Proprietà nutritive e benefici

Nell’acqua di mare sono contenuti tutti gli elementi costitutivi del nostro organismo disciolti in percentuali relativamente costanti. Le alghe sono solo un concentrato di sali minerali e oligoelementi che giocano un ruolo chiave nella sintesi di composti strutturali come ossa, muscoli, nervi oppure nella composizione degli enzimi che regolano tutte le reazioni chimiche cellulari e addirittura nella produzione di energia e nella regolazione del metabolismo.
Un uso quotidiano di quantità minime delle giuste alghe diventa un ottimo modo per mantenersi in buona salute, prevenire le più comuni malattie, integrare un’alimentazione spesso povera di sostanze vitali, eliminare i metalli pesanti e le tossine che il tipo di vita di oggi ci fa accumulare.
E’ interessante constatare che mangiando alghe non si prova mai pesantezza di stomaco o difficoltà di digestione.

Rafforzano il sistema immunitario, rivitalizzano e stimolano l’organismo.
Costituiscono eccellenti lassativi
Hanno proprietà disintossicanti in quanto esaltano l’attività degli enzimi epatici contribuendo a disintossicare l’organismo da sostanze inquinanti radioattive e metalli tossici presenti negli alimenti e nell’ambiente.
Correggono disturbi legati a ipertiroidismo, stanchezze e demineralizzazione. Contribuiscono all’eliminazione dello stress favorendo un miglioramento della concentrazione e una maggior vitalità.
Le verdure di mare possono anche essere d’aiuto nel dissolvere i grassi ed i depositi di muco che si formano nel corpo per un eccessivo consumo di carne, prodotti caseari e cibi ricchi.
Effetto sgonfiante e dimagrante grazie alla presenza di:
fibre che aiutano l’intestino e favoriscono l’eliminazione delle tossine,
acido alginico che favorisce il transito intestinale e procura senso di sazietà,
acido ascorbico che protegge dalle infezioni e rigenera le cellule,
enzimi che migliorano il processo di digestione e riducono il gonfiore addominale.
Effetto di sazietà grazie alla presenza di mucillagini e alginati che riducono il senso di fame e l’assorbimento di grassi e zuccheri.
Effetto diuretico e disintossicante grazie alla presenza di sali minerali (calcio, ferro, iodio, magnesio, potassio, fosforo, zolfo, manganese, silicio), vitamine (acido folico, vit A-B-C-D-E-F) e clorofilla che purifica il sangue e aiuta la digestione.
Effetto energizzante grazie alla presenza di oligoelementi (argento, cobalto, cromo, litio, selenio, zinco) che aiutano a risvegliare il metabolismo.
Effetto antitumorale¨

Sono utilizzate anche per le loro proprietà cosmetiche in quanto sono idratanti, rassodanti, “rigeneranti” o emollienti, antinfiammatorie.
Sono apprezzate per la loro capacità di attivare i meccanismi fisiologici negli strati più profondi, aumentando la capacità di reazione al trattamento.
Contengono iodio e collagene marino e le più utilizzate sono la Laminaria digitata e il Fucus vesiculosus
I prodotti che si ricavano sono svariati, per esempio gel per favorire la circolazione sanguigna, creme idratanti, rassodanti, snellenti e drenanti, cataplasmi per applicazione locale, creme anticellulite e maschere per il viso.

 

Le alghe sono composte:
fino al 50% glucidi
fino al 20% proteine
fino al 2% lipidi
fino al 30% vitamine, minerali ed enzimi

Come per tutto ciò che fa bene, occorre badare a non esagerare soprattutto considerando che le alghe contengono certi metalli (arsenico, argento, bario, berillio, cadmio, cromo, selenio, piombo, boro) che non andrebbero accumulati nell’organismo perché il sistema non li elimina oppure lo fa troppo lentamente.

 

In particolare contengono:

  • Minerali: in concentrazione da dieci a venti volte superiore a quella delle verdure di terra e questa abbondanza ha un effetto alcalinizzante sul sangue ed ha il potere di purificare il sistema sanguigno controbilanciando gli effetti acidificanti della dieta moderna.

 

Iodio: è il minerale implicato nella produzione degli ormoni tiroidei e il suo giusto apporto risulta indispensabile per lo sviluppo e l’equilibrio dell’organismo. Viene assunto attraverso cibo ed acqua ed è facilmente assorbito nell’intestino tenue ed eliminato con le urine. Gli alimenti naturalmente più ricchi di iodio sono le alghe marine, i pesci d’acqua salata (sgombro, merluzzo, cozze, tonno e scampi) ed il sale marino integrale. La sua presenza in uova, latte e carne è variabile; mentre è scarsa in acqua, verdura, frutta, legumi, semi e cereali.
Alcuni alimenti (cavolo, rapa, manioca, cipolla e noci) contengono sostanze gozzigene che sono in grado di bloccare l’assorbimento di iodio.
Il fabbisogno giornaliero è di 150 microgrammi (200mcg per la donna durante l’allattamento e 175mcg in gravidanza). Apporti prolungati inferiori a 50mcg determinano ipotiroidismo, palpitazioni, stanchezza, caduta di capelli, ipercolesterolemia, aumento di peso, gozzo multi nodulare, rischio di aborto e cretinismo; mentre dosi prolungate superiori a 1000mcg determinano ipertiroidismo e gozzo nodulare tossico.
La quantità di iodio contenuta nell’organismo umano è di circa 40mcg di cui il 60% si trova nella tiroide; mentre il rimanente si trova si trova nelle ovaie, nel sangue e nei muscoli.
La tiroide contiene triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) due ormoni che influenzano il metabolismo perché favoriscono i processi catabolici cellulari ovvero la trasformazione dei materiali accumulati, come i grassi, in energia.
SALE IODATO: non è altro che sale comune (ricavato dall’acqua di mare, sale marino, oppure estratto dalle miniere derivanti dalla lenta evaporazione di antichi bacini marini, salgemma, che viene poi raffinato e da sale “grezzo” diviene “sale raffinato” contenete solo cloruro di sodio) al quale viene aggiunto artificialmente iodio sotto forma di ioduro e/o iodato di potassio.
Per garantirsi un corretto apporto di iodio è consigliabile quindi utilizzare il sale marino integrale, in cui sono presenti molti altri microelementi salutari, e introdurre l’uso regolare delle alghe.
Sembra che le intolleranze al sale iodato siano in aumento, questo per l’evidente abitudine di aggiungere al salgemma dello iodio sintetizzato in laboratorio.

Sodio: è contenuto negli alimenti, nel sale da tavola e nei prodotti trasformati (come cracker, merendine e cornetti che comunemente non vengono considerati come possibili apportatori di sale, pur contenendone molto).
In condizioni normali il nostro organismo elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 grammi di sodio ed è questa la quantità che va reintegrata (basterebbero 1-2 grammi di sale da cucina al giorno visto che in ogni grammo sono contenuti circa 0,4 grammi di sodio); mentre è stato evidenziato che giornalmente l’italiano ingerisce circa 10 grammi di sale (10 volte quello fisiologicamente necessario).
Un eccesso di sale può causare ipertensione, escrezione renale di calcio aumentando il rischio di osteoporosi, sovrappeso e tumori allo stomaco.

Calcio: è presente nel corpo umano in una quantità pari a circa 1,2kg. E’ in assoluto il minerale più presente nel nostro organismo ed è necessario per la crescita, lo sviluppo di denti e ossa (per svolgere la sua funzione plastica necessita anche della presenza di fosforo), coopera nell’utilizzazione della vitamina B12, è indispensabile per lo sviluppo della membrana e la divisione cellulare, è parzialmente responsabile della contrazione dei muscoli e della coagulazione del sangue. Assiste il trasferimento degli impulsi nervosi e il rilascio di ormoni, stabilizza il pH ed è essenziale per il concepimento.
Una grave carenza può provocare alterazioni del battito cardiaco, demenza, spasmi muscolari e convulsioni.
Gli individui che tendono maggiormente a sviluppare stati carenziali di questo minerale sono gli anziani, coloro che fanno uso di antiacidi contenenti alluminio e cortisone, le gestanti, coloro che fanno largo uso di alcolici, che conducono una vita sedentaria, che non tollerano il lattosio, oppure che seguono diete ipocaloriche, iperproteiche e ricche di fibre.
Nell’organismo il calcio si trova sotto forma di fosfato, carbonato o fluoruro.
L’assunzione giornaliera è di 1000 milligrammi al dì.
Le fonti alimentari più ricche sono le alghe laminarie, formaggio, latte, yoghurt e altri latticini, frutta secca (mandorle e noci), alcuni pesci (salmone e sardine) e gamberetti.
Situazioni come scarso apporto con la dieta, carenza di acido cloridrico gastrico, dieta a basso contenuto proteico o particolari periodi della vita come terza età, gravidanza e allattamento o stress prolungato possono portare a perdite o consumi notevoli di calcio.
Il calcio apportato dalle alghe è facilmente assimilabile poiché è sempre legato a elementi-traccia che ne facilitano l’immagazzinamento e l’utilizzo effettivo.

Ferro: è indispensabile per la sintesi dell’emoglobina, la proteina che, presente nei globuli rossi, trasporta l’ossigeno nel sangue.

Magnesio: è presente in grande quantità nel nostro organismo, anche nelle ossa, e interviene durante tutti i processi biologici, compresi il metabolismo del glucosio, la produzione di energia a livello cellulare, la sintesi degli acidi nucleici e delle proteine. E’ importante perché garantisce anche la stabilità elettrica delle cellule, l’integrità delle membrane cellulari, la contrattilità dei tessuti muscolari e la conduttività delle cellule nervose. Previene le malattie cardiovascolari ed è utile nella terapia dell’ipertensione, combatte la sindrome premestruale, contribuisce a prevenire la formazione di calcoli renali e biliari, è utile nelle terapie delle malattie della prostata, aiuta a combattere la depressione, previene parti prematuri, è utile nella terapia della diarrea, del vomito e dell’indigestione.
Le lievi carenze di questo minerale sono tutt’altro che rare, i soggetti più a rischio sono gli anziani.

 

  • Oligominerali: di cui possiamo avere un bisogno minimo, ma senza i quali certe funzioni del nostro organismo non possono aver luogo.
  • Proteine: in concentrazione talvolta superiore del 25% rispetto al latte. Svolgono un ruolo fondamentale nella costituzione delle cellule viventi e garantiscono un miglior funzionamento del sistema digerente, ormonale e immunitario.
  • Glucidi o idrati di carbonio: le alghe contengono acidi alginici, carragenine, agarosio e cellulosa non assimilabili dall’organismo umano quindi rendono le alghe prive di calorie e compatibili con l’alimentazione dei diabetici. Favoriscono l’assorbimento intestinale del glucosio e permettono un miglior transito intestinale ripristinando un maggior equilibrio della flora batterica. In particolare l’acido alginico è una sostanza mucillaginosa che tiene insieme le cellule rendendole adatte a vivere in un ambiente liquido in costante movimento e recenti studi scientifici, fatti all’università McGill di Montreal, hanno dimostrato che l’acido alginico può legare con le tossine del nostro corpo favorendone la naturale eliminazione.
  • Acidi grassi:

Omega 3: nelle alghe agiscono come una sorta di antigelo per proteggersi dall’eccessivo freddo e ne sono particolarmente ricche le specie che crescono nei mari freddi.
Devono essere introdotti con la dieta perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli.
Tra gli effetti riducono i livelli di colesterolo LDL e incrementano quelli dell’HDL, migliorano la funzionalità cardiovascolare e proteggono da numerose patologie quali ictus, infarti e arteriosclerosi.
Recentemente sono stati oggetto di studio per gli effetti di prevenzione sui disturbi dell’umore, infatti possono essere trasformati in un componente dei lipidi del cervello che svolge un ruolo fondamentale nella trasmissione dell’impulso nervoso (le cellule per comunicare utilizzano neurotrasmettitori che raggiungono la cellula vicina passando attraverso due strati di grasso, le membrane cellulari). In loro assenza il cervello fa ricorso ad altri lipidi meno efficienti, con la conseguenza che il flusso dei neurotrasmettitori può essere alterato o ridotto con conseguente depressione e disturbi del tono dell’umore.

Acido linoleico e acido linolenico (vitamina F): per azione enzimatica l’acido linoleico viene trasformato dall’organismo in acido linolenico. Questi acidi svolgono un ruolo strutturale poiché costituiscono la base per la sintesi delle prostaglandine (PGE1), che hanno proprietà antiaggreganti, antitrombosi, ipocolesterolemizzanti, stimolanti della produzione di ormoni (perciò sono di aiuto nella sindrome premestruale). Costituiscono la base delle lipoproteine ad alta densità (HDL) che convogliano il colesterolo fuori dai tessuti prevenendone i depositi. Tra le proprietà terapeutiche: prevengono il cancro alla pelle e allo stomaco, prevengono i disordini cardio-circolatori e rivestono un ruolo essenziale contro i problemi cutanei (pelle secca e increspata, eczema e desquamazione).
L’acido γ-linolenico prende parte alla rigenerazione dei fosfolipidi delle membrane dei fibroblasti, con il risultato di donare una pelle più elastica e flessibile.
Gli acidi grassi EPA e DHA inibiscono l’aggregazione delle piastrine e giocano un ruolo preventivo contro l’arteriosclerosi, poiché riducono il tasso di colesterolo e trigliceridi nel sangue.

  • Vitamine:

 

Beta-carotene (precursore della vitamina A): protegge gli occhi, previene degenerazioni della cute e favorisce la crescita. Stimola il lisozima che combatte i batteri e la produzione di linfociti T. Blocca il meccanismo secondo cui l’allergene innesca la reazione allergica e svolge una potente azione sulla pelle riducendo la dermatosi e preparandola all’esposizione solare. L’organismo trasforma in vitamina A solo la quantità di cui necessita, evitando così il rischio di un eccesso di supplementazione.
Vitamina A: è una vitamina liposolubile e gioca un ruolo fondamentale nella crescita, nella costruzione dell’apparato scheletrico e nella rigenerazione dei tessuti. Migliora la resistenza alle infezioni, agisce sulle funzioni della retina (acutezza visiva) e controlla l’intero sistema ormonale. E’ un costituente della rodopsina (pigmento visivo) e coadiuva il processo di pigmentazione della pelle da esposizione a raggi solari (abbronzatura). Ha proprietà antiossidanti e antiradicali liberi, prende parte all’attività cellulare epidermica, rinforza le difese cutanee e protegge la pelle dalla disidratazione.
Vitamina B1 (tiamina): è una componente enzimatica, coinvolta in processi enzimatici e presente nella scissione dei carboidrati (una carenza può portare a inappetenza, crampi muscolari e disturbi nervosi).
E’ importante per il funzionamento del sistema linfatico e per la sua azione detossinante. Regola la funzione cardiaca e mantiene in salute il sistema nervoso.
Vitamina B2 (riboflavina): è coinvolta nei processi di produzione di energia, respirazione e metabolismo degli acidi grassi. Una carenza causa stanchezza, alterazione della mucosa di bocca e labbra, screpolature agli angoli della bocca, danni alla cornea, eczemi, infiammazione del tratto gastrointestinale, crampi alle palpebre e problemi alla vista fino alla cataratta.
Vitamina B3 (niacina): stimola la circolazione sanguigna, protegge dall’eccesso di colesterolo e dall’aterosclerosi.
Vitamina B5 (acido pantotenico): può essere utile in caso di atonia intestinale, esaurimento delle ghiandole surrenali e incanutimento dei capelli. Protegge dalle radiazioni gamma e tiene sotto controllo i livelli di colesterolo.
Vitamina B6 (piridossina): importante per l’assorbimento intestinale e il trasporto degli aminoacidi, rinforza il sistema immunitario, protegge quello cardiovascolare, regola il metabolismo idrico e ripara da depressione e sindrome premestruale.
Vitamina B7 (inositolo): regolarizza il livello di colesterolo, riduce gli ormoni femminili in eccesso, ha un ottimo influsso sul fegato e la sua attività di depurazione. Insieme alla biotina è efficace contro la caduta dei capelli.
Vitamina B8 (biotina): fondamentale per la produzione di aminoacidi e acidi grassi, protegge la pelle e gli annessi cutanei, difende dall’invecchiamento e disintossica.
Vitamina B9 (acido folico): necessario per la produzione di acidi nucleici, è importante per combattere le cellule cancerogene e per la produzione di cellule del sistema immunitario.
Vitamina B12 (cianocobalamina): utilizzata soprattutto nella produzione dei globuli rossi (una carenza può determinare stanchezza cronica, nevralgia e addirittura infermità mentale), facilmente assimilabile. Le piante coprono a malapena il fabbisogno giornaliero e i batteri dell’intestino riescono a produrne una certa quantità solo in condizioni ottimali. Con l’alimentazione si può integrare con alimenti fermentati (crauti) o fegato di manzo.
Vitamina D: indispensabile per la mineralizzazione ossea, regola l’assorbimento del calcio e per regolarizzare la risposta immunitaria
Vitamina E (tocoferolo): è una vitamina liposolubile che stabilizza le membrane cellulari difendendole dall’ossidazione. Aumenta l’efficacia antiossidante del selenio agendo in sinergia con esso. Agisce sulla secrezione degli ormoni sessuali maschili e femminili. In sinergia con la vitamina A favorisce l’eliminazione del colesterolo in eccesso e protegge la vista.
Vitamina J (colina)
Vitamina K: previene l’osteoporosi ed è utile in caso di colite ulcerosa, celiachia, morbo di Crohn, alcolismo e disturbi peridontali.
Vitamina PP: è idrosolubile ed è un elemento costitutivo di due coenzimi (NAD e NADP) implicati in reazioni ossido riduttive all’interno di vari sistemi metabolici: glicosi, sintesi e catabolismo di aminoacidi e acidi grassi, produzione endogena di colesterolo. La carenza causa pellagra, disordini nervosi e mentali.

  • Ormoni della crescita: aiutano a crescere e a conservare il corretto funzionamento degli organi interni.
  • Pigmenti:

carotene (giallo e rosso): permette all’organismo di assorbire le energie e di metabolizzarle. Possiede grandi proprietà antiossidanti e neutralizza i radicali liberi
clorofilla (verde): è perfino definita il sangue delle piante per la sua grande somiglianza con l’emoglobina; anch’essa è costituita da una trama di molecole raggruppate intorno a una singola molecola di metallo (per l’emoglobina è il ferro, per la clorofilla il magnesio). Apporta ossigeno alle cellule, migliora la contrazione cardiaca, aumenta i livelli di resistenza fisica, è epatoprotettiva e aiuta a ridurre gli odori che si originano nel tratto digestivo a causa di alimentazione sbilanciata, tabacco, bevande e traspirazione sgradevole da alterazioni metaboliche. Utile anche per regolarizzare le mestruazioni, eliminare gli odori del corpo (alito cattivo e sudore) controllare la piorrea. Svolge una buona azione antidolorifica, favorisce l’assorbimento del calcio e migliora il metabolismo del ferro. Ha un’azione tonica e lievemente antidepressiva.

 

  • Enzimi: sono i catalizzatori della vita, prendono parte a quasi tutte le reazioni delle cellule accelerandone la velocità di svolgimento. Sono grandi molecole proteiche formate da lunghe catene di aminoacidi, caratterizzate dalla specificità.

¨ Gli si contrappone il “cromo” che indica un corpo vegetale composto da fusto, foglie e radici, costituiti da diversi tipi di tessuti.

¨ le diatomee, alghe unicellulari che popolano i mari, usano un’aldeide (2-trans 4-trans decadienale) che provoca la morte delle cellule proliferanti e non differenziate che proliferano rapidamente come i tessuti cancerosi caratterizzati appunto da iperproliferazione e scarsa differenziazione e che queste alghe utilizzano per proteggersi da piccoli crostacei loro predatori, i copepodi.
la carragenina, contenuta in alcune alghe e utilizzata anche a livello industriale, agisce impedendo al virus di legarsi alle cellule della cervice uterina ed è già in sperimentazione per un’analoga capacità di bloccare l’HIV
la cryptoficina, estratta dalle alghe blu-verdi, attacca e distrugge tumori solidi e resistenti alla chemioterapia e le alghe la utilizzano per impedire la crescita dei funghi e altri organismi nel loro ambiente.


Chiudi
MICROALGHE Mag MICROALGHE Mag
Alghe AFA
Clorella
Spirulina

  Chiudi
+Info MICROALGHE- close info MICROALGHE

MICROALGHE

Questa definizione comprende alga clorella, le alghe AFA (o klamath) e l’alga spirulina.
A differenza di clorella, le klamath e la spirulina in realtà appartengono ai cosiddetti cianobatteri, chiamati anche “alghe verdi-azzurre” (dal greco kyan, che significa “verde-azzurro”) e non hanno né nucleo né organuli cellulari; i geni ed il DNA sono immersi nel plasma cellulare.
Nessuna delle tre è un’alga di mare, crescono solo in certi laghi oppure vengono coltivate in grandi bacini.

Hanno in comune un’alta concentrazione di energia solare e sostanze vitali, sono un vero e proprio “alimento” ad alto valore nutritivo con grandi virtù terapeutiche allo stesso tempo.
Contengono una notevole quantità di acido γ-linoleico, componente fondamentale del latte materno ed è per questo motivo che vengono soprannominate “latte materno della terra”.
Sono ricche di proteine (la spirulina contiene una percentuale del 60-65%, tre volte più della carne e due rispetto alla soia) e oltretutto il nostro organismo assimila le proteine non riscaldate (non denaturate) molto meglio rispetto a quelle riscaldate che assumiamo attraverso latticini o carne e il fabbisogno quotidiano viene coperto con un terzo delle proteine contenute normalmente nelle proteine vegetali “crude” come mais o soia.
Le microalghe ci forniscono anche un concentrato naturale di: minerali, oligoelementi (come zinco, selenio e ferro), vitamine, enzimi, antiossidanti (che impediscono la formazione di radicali liberi e/o li rendono inoffensivi), acidi grassi essenziali (come acido linoleico, α-linoleico e γ-linoleico), clorofilla, ficocianina (che rafforza il sistema immunitario), carotenoidi (tra cui il beta-carotene), e “biofotoni”(infatti sono definite portatrici essenziali di energia luminosa).

Secondo studi scientifici sono sufficienti 4-10 grammi (1-3 cucchiaini) per integrare l’alimentazione giornaliera.
Possono essere assunte sotto forma di compresse ma anche sminuzzare ed aggiunte a frullati, per esempio.

Hanno molteplici effetti sul nostro organismo:

  1. disintossicazione da metalli pesanti (mercurio e idrocarburi clorurati)
  2. effetto antivirale (herpes, influenza, morbillo, orecchioni)
  3. prevenzione, addirittura inibizione, del cancro specialmente del cancro al fegato e in generale della formazione di metastasi
  4. rafforzamento del sistema immunitario
  5. stimolazione dei sistemi di autoguarigione dell’organismo
  6. miglioramento del metabolismo e della flora intestinale
  7. stimolazione dell’emopoiesi (produzione delle cellule del sangue)
  8. abbassamento del colesterolo
  9. riduzione del peso in caso di sovrappeso
  10. difesa (relativa) da radiazioni e veleni cellulari come i “radicali liberi”

L’interesse nei confronti delle alghe è dovuto anche ad una nuova concezione dell’essere umano e delle sue cellule, infatti esso è sostanzialmente una specie di mare dove le cellule sono completamente slegate le une alle altre e nuotano come tante piccole isole in un “mare” di linfa (linfa extracellulare la cui composizione in effetti assomiglia a quella del mare). Solo un sottile strato di cellule epiteliali, strettamente legate tra loro, crea la barriera necessaria affinché l’essere umano “si mantenga in forma”.
Al contrario della medicina ufficiale, che per la cura delle malattie continua a concentrarsi esclusivamente sulle dinamiche interne della cellula, un nuovo approccio cerca per prima cosa di sistemare l’ambiente circostante la cellula, cercando quindi di purificare il “mare interno”.
I ricercatori hanno riconosciuto che le condizioni della linfa tra le cellule sono decisive per la nostra salute fisica, incidono sullo stato d’animo e su quanto ci sentiamo vitali. Proprio per questo motivo è necessario che le “cellule-isole” che nuotano nella linfa ricevano sostanze nutritive a sufficienza (il liquido intracellulare deve quindi rappresentare un ambiente idoneo) e che l’inquinamento non ostacoli il flusso in questo “mare”, ostruendolo con veleni e rifiuti. L’origine di diverse malattie può trovarsi là dove si concentra l’inquinamento.
Quindi, così come le alghe permettono di purificare l’acqua e l’aria del nostro pianeta, anche l’assunzione quotidiana di microalghe permette di ripulire sorprendentemente bene il “mare interno” dell’essere umano, quello che regola le più importanti funzioni vitali: l’equilibrio acido-base, la gestione dell’ossigeno e del calore, degli elettroliti e naturalmente dell’acqua.
Questo “mare” ideale all’interno dell’essere umano, cioè il liquido extracellulare, è anche fonte nonché destinazione di tutti i “flussi” corporei dell’uomo. Sia i vasi sanguigni e linfatici, sia i nervi e i meridiani dell’agopuntura vi sfociano e vi hanno origine.
E’ stato provato che dopo 4-6 settimane di uso costante di spirulina, clorella e alghe AFA si possono già avvertire chiaramente i primi effetti.
Quest’azione così profonda deriva anche dal fatto che le microalghe in realtà non sono semplicemente una grande scopa o un filtro per il nostro “mare interno”; aiutano anche le “cellule-isole” a rinnovarsi, nonché le “maree” e i ritmi nel “mare umano” ad armonizzarsi. Questo fa sì che rigenerino e rivitalizzino l’organismo umano in modo duraturo.

Per godere appieno di questi benefici fisici e biochimici e di un’armonizzazione bioenergetica e rivitalizzazione attraverso la loro “luce” anche il resto dell’alimentazione dovrà seguire un regime sano, la dieta quotidiana deve comprendere almeno per il 70% verdure fresche, insalate, frutta matura, germogli ed erbe aromatiche fresche.

Come accennato le alghe sono anche portatrici di luce, mettendo a contatto la spirulina con il sangue umano si ha un repentino aumento dell’energia emessa (misurata con l’elettrofotografia) e quindi della vitalità e questo effetto è legato alla capacità dell’alga di immagazzinare luce, i cosiddetti “biofotoni”.
Infatti la spirulina è in grado di emettere molta “luce biologica”, ossia le particelle che stanno alla base dello scambio di informazioni tra la cellule umane e viene eguagliata solo dalle alghe AFA.
Questa scoperta, ovvero della “luce interna” ha cambiato l’idea che si aveva dell’organismo umano che non è più visto come una semplice “cucina biochimica” ma come un sistema complesso di ritmi (che si regolano e sovrappongono in diversi modi) e di vibrazioni; infatti la luce dei biofotoni è quella che dirige l’intero metabolismo. Il DNA e le altre macromolecole (ormoni, emoglobina, enzimi e alcune proteine) funzionano come trasmettitori, magazzini e recettori di questa “luce interna”(la regolazione biochimica, nei termini in cui la ipotizza la medicina ufficiale, è troppo lenta per poter coordinare una tale quantità di processi in tutto il corpo, circa tra i 30.000 e i 100.000, alla velocità necessaria; solo i fotoni della luce ne sono capaci).
La diminuzione di fotoni all’interno della cellula porta a un rallentamento del metabolismo e quindi il sistema immunitario risulta più debole e riduce la vitalità.
Insieme ai fotoni, che l’organismo assorbe tramite occhi e pelle, la fonte principale di luce è l’alimentazione.
Sia la spirulina che le alghe AFA emettono una quantità di fotoni superiore sia all’erba d’orzo sia all’erba di grano.
Oltre alla quantità di luce, nell’alimentazione deve esserci anche un ampio spettro di onde, infatti le varie “onde di colore” rappresentano una specie di informazione per l’organismo a cui gli alimenti forniscono delle “vibrazioni mancanti” per una corretta regolazione.
Le microalghe possiedono numerosi pigmenti in grado di catturare la luce, in particolare la spirulina contiene diversi tipi di clorofilla (tramite cui assorbe la luce blu-violetta e quella rossa-arancione) oltre che carotenoidi (che assorbono la luce blu e verde) e ficocianina (che cattura la luce verde e gialla e si trova nella alghe azzurre e rosse) e riesce a sfruttare l’intero spettro della luce visibile.
Sembra infatti che sia la speciale armonia dell’intero spettro di luce visibile a compensare e armonizzare anche la “luce interna” dell’essere umano.

Nel nostro organismo sono presenti vibrazioni  generate anche dall’interazione con i “biofotoni” e per ogni cellula c’è una frequenza unica e specifica che la porta a “vibrare insieme ai biofotoni”. Le macromolecole sono in grado di riunire attorno gli elettroni delle molecole d’acqua che si compatta formando un minuscolo cristallo liquido che vibra e che in qualsiasi momento, a seconda dell’energia che riceve, può cambiare forma. Il “mare interno” può quindi “cristallizzarsi” o “liquefarsi” in continuazione in base a quale frequenza lo inonda in un dato momento.
Questa capacità di reagire agli stimoli dell’ambiente e di poter passare dallo stato “cristallino” a quello “fluido” è una caratterista decisiva specialmente per la vitalità e per la salute.
Questa dinamica può essere agevolata e riprodotta tramite i “segnali di biofotoni” e dal contenuto “luminoso” delle microalghe e tutto ciò fa sì che si arrivi alla “guarigione”.


Chiudi
GERMOGLI Mag GERMOGLI Mag

  Chiudi
+Info GERMOGLI- close info GERMOGLI

GERMOGLI

I germogli rappresentano una delle fonti più concentrate di vitamine, minerali, enzimi e amminoacidi che si conoscano.
Sono definiti alimenti biogenici, ossia vivi, in grado di trasferire la propria energia vitale al nostro organismo. Contengono infatti fattori alimentari vitali che vengono rilasciati dalle cellule vegetali durante il processo di masticazione e di digestione che diventano così utilizzabili per la rigenerazione dell’organismo umano e i processi di auto-depurazione e auto-guarigione.
Tutti i semi, i legumi, i cereali e i semi oleosi, quando sono crudi e non germinati, sono alimenti biogenici e, sotto forma di germogli, forniscono all’organismo una forma di energia viva.
Alimenti invece come la frutta e la verdura fresca sono definiti bioattivi, ovvero sono ricchi di sostanze nutritive naturali (vitamine, minerali, proteine ed enzimi vivi) che contribuiscono ad un maggior benessere ma non sono in grado di creare nuova vita.
Inoltre, a differenza degli alimenti bioattivi, i cui i valori nutrizionali cominciano a declinare a partire dal momento in cui vengono tagliati, un germoglio fresco, fino al momento in cui viene consumato, aumenta e arricchisce il proprio valore nutrizionale e le sostanze nutritive rimangono intatte fino a quando cominciamo a masticarlo.
I germogli sono un alimento in grado di competere con le carni rosse e con i prodotti ortofrutticoli in valore nutritivo, sono un cibo economico, di facile coltivazione, che non richiede alcun tipo di trasformazione o preparazione e facilmente digeribile anche per chi ha una digestione difficile.
Il modo migliore per consumarli è crudi, a temperature superiori i 40°C le sostanze nutritive contenute (enzimi, vitamine e proteine) vengono distrutte e i minerali diventano più difficilmente utilizzabili.
I germogli possono entrare a far parte di qualunque stile di vita: sono ideali per chi è a dieta, per i bambini durante la crescita, anziani, atleti, vegetariani, per chi ha una vita intensa e a volte non mangia in modo adeguato, e per chiunque desideri avere una salute e un aspetto migliori.
Alla base del concetto di alimento vivo c’è il seme. Ogni singolo seme contiene vitamine, minerali, proteine, grassi e carboidrati di riserva in attesa dell’ambiente adatto per cominciare a crescere.
In presenza di aria, acqua e di una temperatura adeguata si compie il miracolo. Quando il seme inizia a crescere, nel tentativo di diventare una pianta adulta, rilascia tutte le sostanze nutritive che ha immagazzinato in un’esplosione di vitalità. Le sostanze nutritive del seme infatti aumentano sensibilmente durante il processo di germogliazione, producendo sostanze fondamentali per la digestione e il metabolismo.
Proprio per questo motivo se si mangia un germoglio, si ricava il meglio di quanto il seme, che si tratti di qualsiasi varietà commestibile, ha da offrire.
Gli enzimi, insieme all’acqua, sono le sostanze che distinguono i germogli dai semi crudi non germogliati e già pochi minuti dopo che i semi freschi sono stati messi in ammollo nell’acqua, essi cominciano a trasformare i giovani germogli in cibo facilmente digeribile per gli esseri umani (gli amidi vengono trasformati in zuccheri, le proteine in amminoacidi e i grassi in acidi grassi).
Se mangiati crudi i germogli sono un’ottima fonte di importanti enzimi e, più alta è la concentrazione di una determinata sostanza in un germoglio, maggiore sarà la quantità presente dell’enzima necessario a scomporla.
Una volta ingeriti i germogli aiutano ad auto-digerirsi e aiutano l’organismo nella digestione di altri alimenti fornendogli così il riposo di cui ha bisogno e permettendogli di cominciare a rigenerarsi e ad auto-ripararsi.
Gli enzimi infatti sono attivi e fondamentali anche all’interno del sistema digerente umano, dove scompongono gli alimenti in modo tale che le sostanze nutritive possano essere facilmente utilizzate dall’organismo.
Se gli enzimi esogeni non sono presenti nel cibo, come nel caso di alimenti cotti o industriali, dev’essere l’organismo a fornire gli enzimi mancanti; quindi è costretto a produrre una quantità maggiore di enzimi rispetto a quanto farebbe se questi enzimi fosse presenti nel cibo.
Più il sistema digerente ha bisogno di enzimi endogeni (interni) per scomporre il cibo minori saranno le riserve interne degli enzimi metabolici.
Si è visto che in età avanzata le riserve e la forza di enzimi metabolici scendono e si riducono, ne consegue che più rapidamente esauriamo le scorte di enzimi endogeni (quindi più alimenti cotti e privi di enzimi consumiamo) e più rapidamente invecchiamo.
I cibi ricchi di enzimi come germogli, ortaggi freschi, frutta e relativi succhi sono i principali fattori in grado di rallentare l’orologio biologico.
Le carni e gli altri alimenti cotti, specialmente quelli che sono anche ricchi di grassi e zuccheri, sono carenti di enzimi alimentari; questi alimenti rallentano il metabolismo e indeboliscono il sistema immunitario.
Quando si consumano abbondanti quantità di germogli e alimenti vivi si ha anche un apporto di tutte le vitamine necessarie alla salute, capaci di regolare le reazioni chimiche dell’organismo e contribuire a rendere accessibile alle cellule l’energia presente negli alimenti.
Inoltre vitamine come A, C ed E sono potenti antiossidanti e impediscono l’ossidazione dei grassi nel sangue, inibendo così la formazione di radicali liberi nell’organismo.
Questo rende superfluo l’assunzione di integratori vitaminici, sintetizzati per lo più a partire dal catrame di carbon fossile e altri derivati del petrolio e che possono sembrare chimicamente identiche a quelle naturali ma è probabile abbiano solo una minima parte della loro attività biologica. I produttori inoltre si raccomandano di non superare la dose consigliata in quanto possono avere effetti negativi sulla salute; ovviamente questo non si verifica con l’assunzione di vitamine contenute nei germogli freschi e in altri alimenti vivi, sicure e in grado di mantenerci in buona salute nella misura in cui consumiamo quantità sufficienti dei cibi giusti.
I germogli assorbono, dall’acqua utilizzata per coltivarli e sciacquarli, minerali e oligoelementi per la crescita della pianta e che sono vitali per i processi chimici e fisici dell’organismo.
I minerali svolgono un ruolo di primo piano nella formazione e nel funzionamento di tutti gli enzimi dell’organismo e mantengono la carica elettrica alcalina adeguata in tutte le cellule del corpo, proteggendole dall’acidificazione e dall’invasione dei microbi nocivi che si nutrono delle sostanze acide presenti nell’organismo.
A ciò si aggiunge che i minerali presenti nei germogli sono chelati, ovvero legati chimicamente agli amminoacidi, e perciò facilmente assimilabili dall’organismo umano.
I germogli sono anche una fonte di proteine vegetali, della migliore qualità in assoluto, facilmente utilizzabili dall’organismo e con un basso contenuto di grassi (non contengono grassi saturi o colesterolo). Inoltre, a differenza delle proteine animali che tendono a putrefarsi e a decomporsi producendo scorie tossiche che devono essere eliminate attraverso i reni, le proteine che si ricavano da germogli e da altri alimenti crudi durante la digestione producono una quantità minima di sostanze tossiche.
I semi, legumi, cerali e semi oleosi germogliati forniscono una gamma completa di proteine, garantiscono cioè l’apporto di tutti e otto gli amminoacidi essenziali che l’uomo non può formare in modo autonomo e la cui carenza si ripercuote su tutto l’organismo in quanto gli amminoacidi sono coinvolti nel processo di auto-rigenerazione delle cellule e in una molteplicità di funzioni fisiologiche e sistemi dell’organismo.
E’ consigliabile consumare una grande varietà di germogli, poiché ogni tipo ne contiene in diversa proporzione.
I germogli con foglioline verdi sono anche ricchi di clorofilla, una molecola coinvolta nella fotosintesi attraverso cui le piante creano e immagazzinano l’energia dei carboidrati grazie all’azione del sole sulle foglie. Nei germogli verdi freschi questa energia è immediatamente disponibile all’organismo per la guarigione e la rigenerazione delle cellule.
Inoltre gli elementi chimici contenuti nella clorofilla contribuiscono alla produzione dei globuli rossi contenuti nel flusso sanguigno, ancora non ci sono delle certezze ma sembra che questo sia legato al fatto che la molecola della clorofilla è simile a quella dell’emoglobina, la principale differenza è che la clorofilla ha come nucleo uno ione di magnesio, mentre l’emoglobina è strutturata intorno al ferro.


Chiudi
FRUTTA SECCA Mag FRUTTA SECCA Mag
Mandorla

  Chiudi
+Info FRUTTA SECCA- close info FRUTTA SECCA
-
Chiudi
BACCHE Mag BACCHE Mag
Acerola
Gelso bianco
Gelso nero
Sambuco nero

  Chiudi
+Info BACCHE- close info BACCHE
-
Chiudi
LEGUMI Mag LEGUMI Mag
Agretto
Aloe vera
Amaranto
Asparago
Barbabietola
Bardana
Bietola da costa
Borragine
Carota
Cavolfiore
Cetriolo
Cipolla
Cipollotto
Crescione d'acqua
Finocchio
Finocchio marino
Ortica
Patata
Patata novella
Pomodoro
Rabarbaro
Ravanello
Rucola
Ruta
Salicornia
Santoreggia
Sedano
Sedano rapa
Zucchine

  Chiudi
+Info LEGUMI- close info LEGUMI
-
Chiudi
SEMI Mag SEMI Mag

  Chiudi
+Info SEMI- close info SEMI

-


Chiudi

[↑TOP]

  VERDURA - Bardana

Nome:Bardana
Nome Botanico:Arctium lappa
Dominio:Eukaryota
Regno:Plantae
Divisione:Magnoliophyta
Classe:Magnoliopsida
Ordine:Asterales
Famiglia:Asteraceae
Genere:Arctium
Specie:A. lappa
Stagionalià: Apr - Mag - Giu -
 
Caratteristiche: Bardana

Bardana maggiore, Great burdock, grande bardane, große Klette, lapa, bardana-maior.
Forma Biologica: H bienn - Emicriptofite bienni. Piante a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno.
Descrizione: pianta biennale, erbacea di grandi dimensioni che nel primo anno sviluppa una robusta rosetta basale e nel secondo fiorisce e poi muore; con grossa radice a fittone carnosa, bruna, internamente bianca; fusto eretto, robusto, striato, scanalato, ramificato, talvolta arrossato; altezza 80-200cm.
Le foglie sono alterne, molto grandi, possono raggiungere i 50cm di lunghezza e i 40cm di larghezza; le basali sono ovate o cuoriformi, portate da un picciolo solcato, pieno, interamente midollare e non tubuloso; le cauline sono sessili e cuoriformi; la lamina è glabra e di colore verde vivo nella parte superiore, biancastra e ragnatelosa in quella inferiore.
L'infiorescenza corimbosa è costituita da capolini terminali, portati da un peduncolo lungo almeno 2,5cm.
I fiori che compaiono nel secondo anno di vita sono tubulosi ed ermafroditi, riuniti in capolini sferici di 3-4cm di diametro, avvolti da fitte brattee uncinate, glabre interamente verdi. Gli stami e gli stimmi sono glabri ed hanno un ciuffo di peli all'apice dello stilo.
I frutti sono acheni oblunghi di colore bruno rossiccio, chiazzati di nero, rugosi all'apice, sormontati da un disco con orlo ondulato pieghettato e da un pappo di setole cigliate alla base e di colore giallastro.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Antesi: luglio-ottobre
Habitat: incolti, ambienti ruderali, sentieri, radure boschive; dal piano sino a 1.800m s.l.m.
Specie simili sono:
Arctium minus (Hill) Bernh. - Bardana minore, che si distingue per dimensioni inferiorio rispetto a A. lappa; foglie a picciolo cavo; infiorescenza racemosa con capolini della parte terminale dell'infiorescenza peduncolati o sessili, brattee involucrali mediane larghe fino a 1,8mm; se i capolini sono sessili e le brattee mediane dell'involucro sono larghe 1,6÷1,8 mm, allora la corolla eguaglia o supera l'involucro o/e la corolla è pelosa; per picciolo delle foglie basali cavo almeno alla base, non solcato.
Arctium nemorosum Lej. - Bardana selvatica, che si distingue per capolini della parte terminale dell'infiorescenza sessili, brattee involucrali mediane larghe 1,7-2,5mm, involucro superante la corolla di 1,2-6mm, corolla glabra.
Etimologia: il nome del genere deriva dal greco "arktos" = orso, forse in riferimento alle infruttescenze spinose e all'aspetto ispido delle piante che appartengono a questo genere; l'epiteto specifico deriva invece dal latino "lappare" = afferrare e indica la capacità delle infruttescenze di rimanere attaccate agli animali, ma anche alle vesti che le sfiorano.

Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Costituenti principali: composti polifenolici derivati dall'acido caffeico (acido clorogenico e isocloregenico), polisaccaridi (inulina e mucillagini), composti acetilenici solforati (acido aretico, arctitone, arctinolo, arctinale); olio essenziale contenente acidi amari; lignani (neoarctiina), fitosteroli (sitosterolo e stigmasterolo), tannini e vitamine del gruppo B.
Erba alterativa, antinfiammatoria, antibatterica, diuretica, ipoglicemizzante, depurativa, disinfettante; ha foglie amare e radici dolci e mucillaginose.
In medicina per uso interno è efficace in caso di dermatiti e nelle affezioni infiammatorie dovute a tossicità cronica, in particolare eczema, psoriasi, foruncolosi e piaghe.
L'estratto fluido di bardana viene impiegato nelle preparazione sia per uso esterno che interno per combattere l'acne; la medicina popolare se ne serve anche per stimolare la crescita dei capelli.
In cucina i piccioli delle foglie giovani vengono raschiati e sono ottimi lessati oppure fritti. Le radici si consumano crude in insalata, oppure cotte impiegate come le carote o, aggiunte alla fritture.
La specie è buona mellifera.

Curiosità: la bardana ha avuto vicende alterne nel corso della storia, ora disprezzata come pianta infestante, ora raccomandata come trattamento per una sorprendente varietà di malattie.
Gli antichi medici cinesi la consideravano un rimedio per raffreddori, influenza, infezioni faringee e polmonite; i guaritori ayurvedici della tradizione indiana la usavano con applicazioni analoghe.
La badessa ed erborista medioevale Hildegard Von Bingen la impiegava nel trattamento dei tumori maligni.
Nel XIV secolo, in Europa le foglie di Bardana venivano polverizzate nel vino e usate come trattamento per la lebbra.
Nicholas Culpeper, erborista inglese, nel XVII secolo ne raccomandava l'uso in un modo a dir poco fantasioso, in caso di prolasso uterino, prescriveva di posare la Bardana in cima al capo per risollevare l'utero.
Successivamente gli erboristi europei prescrissero la radice di bardana per patologie quali febbre, cancro, eczema, psoriasi, acne, forfora, gotta tricofizia, infezioni cutanee, sifilide, gonorrea e problemi associati al parto.
La bardana apparve in uno dei primi erbari stampati del medioevo, l'Herbarium Apulei, dove veniva raffigurata in tutta la grandezza delle sue foglie e definita "erba elefantina".
I medici eclettici americani la prescrivevano per le infezioni dell'apparato urinario, disturbi renali, artrite e infezioni cutanee.
Molti esperti erboristi dei nostri giorni hanno bocciato definitivamente la Bardana come erba medicinale.
Varro E. Tyler, Ph.D. (1926÷2001), un esperto di fama internazionale nel campo della medicina farmacognosia e botanica in The new Honest Herbal, scriveva "Nonostante il suo lungo impiego popolare, non esistono prove valide circa una benefica attività terapeutica della bardana"
Questa specie che nel continente americano fu introdotta dall'Europa, venne utilizzata in campo medico da molte tribù indigene. Gli indiani delle Grandi Pianure si servivano della Bardana per scopi cerimoniali e utilizzavano un decotto della radice contro la pleurite, sempre la radice faceva parte di un rimedio utilizzato dalle donne meskwaski durante il travaglio. I flambeau ojibwa con la radice preparavano un rimedio contro il mal di stomaco e le attribuivano effetti tonificanti.
Georges de Mestral, agli inizi degli anni 1950, di ritorno da un passeggiata in campagna si accorse di avere fiori di Bardana attaccati alla giacca, incuriosito li analizzo al microscopio scoprendone gli uncini che gli diedero l'idea per realizzare il velcro, un metodo di chiusura composto da 2 strisce una di tessuto peloso e l'altra di tessuto con uncini flessibili e duro.

[↑TOP]